L'attrezzo per rebbi (maquino da pue in Occitano), risalente alla prima metà del XX secolo. Ad Ostana si trattava di un oggetto di uso ordinario per la realizzazione rebbi del rastrello.
Si collocava un blocchetto di legno sulla sommità della parte in ferro in corrispondenza del cilindro cavo. Con un martello di legno si andava quindi a colpire il blocchetto fino ad ottenere la slabbratura ed il distacco delle fibre legnose. Il pezzo usciva dall’altra estremità del tubo con una forma cilindrica uniforme.
L'attrezzo è composto da una base semplice in legno con un foro al centro e da una parte in ferro collegata alla base tramite incastro. La parte in metallo reca superiormente un tubo dal piccolo diametro con forma leggermente rastremata, nella parte terminale il tubo si allarga formando due gambe che si saldano alla base.
Il proprietario dell'attrezzo, Bessone Giuseppe, soprannominato "Pin Pëndùlo" apparteneva ad una famiglia di falegnami ed ha praticato l'attività fino agli anni '70. Pin, autodidatta, si era fabbricato un tornio e costruiva anche filatoi, zangole, armadi e trottole: era anche fabbro, stagnino, zoccolaio, orologiaio (da cuii il soprannome), nonché contadino. Sempre nella stessa borgata, S. Bernardo, vi erano operativi anche altri falegnami.
L'attrezzo è un prestito al Museo di Caterina Bessone.