Dopo i festeggiamenti fatti dai giovani alla porto, gli invitati si dirigevano verso la casa del­lo sposo, dove sarebbe stato servito il pranzo di nozze. La mamma dello sposo aveva il compito di accogliere la nuora che entrava a far parte della famiglia. Secondo la tradizione (che si è mante­nuta fino agli anni '30) l'incontro tra le due donne doveva essere modulato e scandito da al­cuni atti simbolici.

Il banchetto di nozze veniva allestito nella stalla, dove le tavole erano apparecchiate a fe­sta. Le tovaglie erano d'obbligo, ma visto che non tutti ne possedevano, o le chiedevano in prestito o utilizzavano delle pezze di stoffa con cui venivano foderate anche le assi delle panche in modo da evitare che si rovinas­sero i vestiti nuovi degli invitati. Anche il menù era quello delle grandi occasioni, e dagli anni '50, il pranzo di nozze è diventato sempre più ricco, le portate si sono moltiplicate e le pietanze hanno seguito ricette lontane da quelle della tradizione locale. Spesso venivano chiamati cuochi del paese o del fondo­valle. Vi sono comunque casi in cui, come avve­niva nel passato, a cucinare era un familiare par­ticolarmente abile in quest'arte.