Secondo le testimonianze dei più anziani, la sera del giorno in cui era stata fissata al data del matrimonio, le due famiglie si accordavano sui festeggiamenti delle nozze e sul numero degli invitati. Discutevano anche della doto (dote) e del fardél (corredo) della ragazza.

La dote solitamente era composta da prati, più raramente da case, ma poteva anche trattarsi esclusivamente di denaro, a seconda della ricchezza della famiglia della sposa. Vi erano però alcune cose essenziali che non potevano mancare: Dovevano infatti essere incluse la palhaço (materasso di foglie) e tutta la biancheria neces­saria per preparare il letto. Oltre a questo la donna portava camicie, coperte dë troju (canapa grezza) e un guardaroba o, nei tempi più antichi, un cofe (baule) con la serratura.

Il letto dove gli sposi avrebbero dormito la prima notte non doveva assolutamente preparar­lo la sposa: questo era un compito che spettava ai parenti e agli amici di lui.
Fino agli anni '30, la sposa redigeva un elen­co degli oggetti del proprio fardél poiché, in ca­so di morte in assenza di eredi, il corredo sarebbe stato restituito alla famiglia di origine.
A Champanho si usava offrire una serata dan­zante dopocena. Il sabato dopo gli amici paga­vano un suonatore per ricambiare.

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Borgata Champanho