La piccola borgata di Dàvi ben risponde alla definizione di “luogo di dimenticata bellezza”: denso di storia e importantissimo dal punto di vista ambientale, rischia di essere completamente vittima dell’oblio e del bosco d’invasione.

Un sapiente recupero degli edifici, pertanto, non potrà tralasciare quello ambientale, finalizzato alla riqualificazione del territorio per il pascolo e la coltivazione.

Nello specifico, si ipotizza il reinserimento delle colture cerealicole dell’orzo, della segale e della canapa a fini anche didattici, da affiancare ai piccoli frutti di montagna.

Un piccolo gregge ovi-caprino contribuirà alla pulizia del sottobosco, unitamente alla possibilità di produrre formaggi caprini del luogo, da affiancare al “Pasturo dal Sère”, una toma bovina a pasta semicotta ideata da un giovane casaro locale e insignita di denominazione comunale.

Volendo restituire memoria e dignità al sito, l’edificio maggiore, quello che domina il piccolo abitato, potrebbe diventare “la casa del pellegrino”: una sorta di piccolo posto tappa con custode. La struttura dovrà essere ristrutturata nel rispetto della preesistenza e dando particolare attenzione all’energia pulita del fotovoltaico e del solare termico.
I fabbricati a valle potranno ospitare il piccolo refettorio, che fungerà anche da locale di  consultazione dei materiali progressivamente raccolti dall’attività di documentazione storico-botanico-etnografico svolta in loco sotto la supervisione del gestore.
Il corpo laterale potrà ospitare un  locale di magazzino destinato agli attrezzi agricoli del gestore, oltre a zaini e biciclette dei viandanti.

La montagna, non solo piemontese,  sta vivendo un momento di ritorno e di rinnovato interesse, ma necessita di modelli nuovi perché il ritorno sia serio,  sostenibile e duraturo.
A nulla servirebbe recuperare un pugno di case, seppur al cospetto dell’imponente piramide del Monviso, senza donare loro nuova vita. Analogamente, nessuno potrebbe pianificare razionalmente un ritorno alla vita in montagna senza una prospettiva di lavoro in loco.
La filosofia alla base del presente progetto rispecchia una politica ambiziosa che Ostana persegue da oltre trent’anni e che nell’ultimo quinquennio ha iniziato a mostrare i primi frutti con nuovi residenti, anche giovani, e nuove attività economiche.
Il recupero dei Dàvi è l’ennesima sfida complessa di Ostana, dove l’intervento architettonico e quello ambientale fanno da perno all’elemento fondamentale: l’uomo.
Si ipotizza infatti la piccola borgata gestita da una famiglia custode che diventi punto di riferimento per gli escursionisti a piedi o in bicicletta, sorta di  moderni pellegrini.
Il custode dovrà curare boschi e coltivi intorno alle case, con un reinsediamento delle antiche colture cerealicole secondo i dettami dell’agricoltura biologica e puntando, perciò, a prodotti di alto profilo qualitativo.

Pascolo ovi caprino e il taglio del legname saranno possibili fonti di reddito del gestore, con ricadute positive  per l’intera collettività grazie alla pulizia dei terreni d’uso civico e l’aumentata attrattività di Ostana, da alcuni anni inserita nella  rete dei “Borghi più belli d’Italia” e insignita di svariati premi per il poderoso impegno profuso nel recupero del territorio.
Chi vive in montagna è consapevole che da sempre, a certe quote, “servono tanti mestieri per farne uno”: tante piccole occupazioni per mettere insieme uno stipendio intero e non dover abbandonare il paese.