Le mèire sono fabbricati in pietra e lose composti da due vani sovrapposti frammezzati dal trabialum.
Questo era costituito da alcuni travi portanti infissi nei muri perimetrali e da fusti giovani di betulla o preferibilmente di maggiociondolo, pianta che meglio sopporta l’umidità, deposti sugli stessi e accostati perpendicolarmente.
Su questa base venivano poste le moutte, grosse zolle di terra, con la cotica erbosa rivolta verso il basso, inumidite con qualche secchio d’acqua e livellate con una passata di rastrello: il continuo calpestio provvedeva a rendere compatta e uniforme la pavimentazione. Il piano terra era adibito a stalla, con una capienza di norma di 4-5 bovini, mentre il piano superiore fungeva da abitazione, alle volte con un piccolo fienile ricavato in un angolo.
Accorpato al fabbricato, di norma è presente un edificio di dimensione ridotta, con un unico locale adibito a vòouto, cantina dove deporre per la conservazione il latte e i derivati. Il soffitto del piccolo locale in alcuni casi (riscontrati a Champanho), era realizzato a volta, in pietra, per una migliore conservazione dei prodotti.
Si perde nel tempo ed è quasi dimenticata la tradizione orale secondo cui gli abitanti dei Ciampetti utilizzavano come residenze stagionali alcuni fabbricati, ridotti a rudere dai primi decenni del secolo, siti sul territorio di Champagna (Mèire di Pion, 1900 m) e nella zona del Sère (Chazal di Goulhoun, 1500 m). Le testimonianze dirette concordano nell'indicare Le Bruzà QR code come l'unica località dove le famiglie erano solite trasferirsi nel periodo estivo.
Non è stato possibile accertare i motivi che hanno indotto la popolazione dei Ciampetti ad usufruire di un territorio appartenente al comune di Oncino, nè tantomeno risalire all’inizio di tale consuetudine.