La denominazione ufficiale della borgata di S. Antonio si deve alla cappella dedicata al santo omonimo, ma i suoi abitanti, come tutti gli abitanti di Ostana, la indicano con il nome Minibrart o Miribrart, con le variazioni insite nella possibilità di deformazione e trasformazione della lingua orale.
CREDITS: Caterina Morello
La denominazione ufficiale della borgata di S. Antonio si deve alla cappella dedicata al santo omonimo, ma i suoi abitanti, come tutti gli abitanti di Ostana, la indicano con il nome Minibrart o Miribrart, con le variazioni insite nella possibilità di deformazione e trasformazione della lingua orale. La denominazione Minibrat rimanda al cognome Berardi, ormai scomparso dal territorio ostanese, ma presente fino alla prima metà del '700. La borgata si trova a 1350 m a monte della chiesa parrocchiale (1282 m).
Contrariamente alle altre frazioni di Ostana l'insediamento è costituito da un unico agglomerato molto raggruppato di fabbricati, disposti a gradino. In alcuni punti questi formano una serie di abitazioni allineate secondo le curve di livello. La conformazione denota l’evoluzione dell’arte locale del costruire in pietra grezza.
Le abitazioni sono addossate le une sulle altre: qualcuno attribuisce questa distribuzione delle abitazioni al fatto di non poter acquistare terreni attorno alla frazione, altri alla particolare situazione geografica della zona: più a ovest c'era pericolo che dalla zona soprastante giungessero delle valanghe, mentre a est, verso il ruscello, c'erano e ci sono ancora oggi delle infiltrazioni di acqua. Le fondamenta erano tradizionalmente di pietre grigie, perchè erano più resistenti, non pativano l'umidità. Le case antiche erano basse e profonde.
La località era ancora abitata nei primi anni ‘80, da una decina di anziani. La Vio dal Sère (strada vicinale del Serre) attraversa perpendicolarmente l’abitato, conducendo alle mèire omonime
Mentre tracol era un termine in uso nelle borgate più basse di Ostana per indicare coloro che provenivano dalle frazioni situate più in quota, ébréou invece era usato da tutti gli Ostanesi delle altre frazioni per indicare specificatamente gli abitanti di S. Antonio.
Diversamente da altre frazioni di Ostana, non si ricordano in tempi recenti particolari attività artigianali o commerciali a S. Antonio, se non l'esistenza di bravi muratori o, più indietro nel tempo, di negozi in cui si vendeva sale e forse anche altri generi, gestiti dalle famiglie soprannominate Mori. A inizio secolo esisteva invece una piccola osteria tenuta da Pinot d'Iréno nella sua stalla: fino a poco tempo fa era ancora visibile il muretto in pietra, alto 50-60 cm, in cui veniva incassata la botte, da cui per mezzo di una spinélo si spillava il vino per gli avventori.
“Mio nonno gestiva un'osteria. Poi ha smesso quando gli è morto il mulo e il maiale si è soffocato .... il mulo era indispensabile, doveva andare a prendere il vino e... della roba che vendeva. E il mulo è morto, allora ha smesso di gestire l'osteria. Prima aveva già avuto una difficoltà, perché lo avevano ... mandato i carabinieri perché giocavano a carte, giocavano i prati. Non so cosa giocavano, nella stalla .... facevano osteria nella stalla!”
Miridò de Bestie
Andando più indietro nel tempo, sappiamo invece che a S. Antonio c'erano dei barbieri (di uno di questi si parla ancora a inizio '900) e alcuni tessitori (testimonianza del 1770).
Miridò de Bestie è un piccolo nucleo di abitazioni poste su un poggio che veniva considerato 'mèiro' in quanto non vi erano garantiti i servizi essenziali quali la posta o lo sgombero comunitario della neve lungo la strada di collegamento con le altre frazioni. Vi risiedevano, in primavera e in autunno, alcune famiglie con il bestiame. In alcuni periodi è stata residenza stabile per alcune di queste.